martedì 11 maggio 2010

Dovremo farne a meno...

Il più forte calciatore del mondo. Sicuramente Maradona: un modello calcistico a cui tendere, da imitare così tanto al punto di farsi tatuare il Che sul polpaccio come il proprio idolo senza neanche sapere la storia del rivoluzionario argentino. O forse è già arrivato chi lo scalzerà dal trono: argentino come lui, piccolo come lui ma molto meno sregolato nella vita privata. Fa gol come i suoi e nel calcio di oggi forse questo è ancora più sorprendente. Sono pensieri opposti, idee diverse: sono le opinioni di due come Miccoli e Cassano.
Uno nasce a Nardò, quasi 30 anni fa. L'altro invece a Bari il 12 luglio 1982, il giorno dopo quella magica finale dei mondiali spagnoli che ci vide vittoriosi. Da piccoli li unisce il Casarano Calcio, dove il direttore sportivo Pantaleo Corvino (che già ha l'occhio lungo) prende il primo e riesce a trattenere il secondo per due settimane prima che a questo venga la "saudade" di Bari Vecchia. Nostalgia di casa che colpirà anche il Bomber tascabile e che gli farà abbandonare le giovanili del Milan per inseguire il sogno di giocare per la squadra del cuore: il Lecce. Ma la sua statura non lo aiuta, è giudicato troppo basso per giocare coi giallorossi.
Così finisce al Casarano. E Miccoli si farà rimpiangere.
Lecce crudele anche per il giovane Antonio, talento precoce e sregolato. Troppo forte a dir suo per giocare con la primavera del Bari, vuole la prima squadra. Fascetti lo nota, lo fa esordire col Lecce che tuttavia sconfigge i galetti. Ma sono solo prove generali perchè il coniglio questo diciassettene spavaldo lo tira fuori dal cilindro contro l'Inter: un gol capolavoro che rende il giovane Antonio ancora più consapevole delle proprie capacità. Si sente già pronto per una grande. A 19 anni compiuti la Roma punta su di lui. Irritante e maleducato ragazzetto di Bari stella della serie A quasi subito.
A lui la fortuna, a Fabrizio la gavetta. Due anni di C1 col Casarano, uno di B con la Ternana, lo prende la Juve e lo gira subito al Perugia, dove tutti non possono più non notare che sia un fenomeno. La Juve lo rivuole e se lo ripiglia, ma lui non vuole cambiare il procuratore, non sta alle regole di Moggi. La morale: editto bulgaro ed il povero Fabrizio costretto all'esilio prima a Firenze e poi ancora più lontano al Benfica. Ed in Portogallo si innamorano di lui.
Cosa che non riesce a fare Antonio in Spagna, dove addirittura viene deriso e parodiato. Fuori forma e sempre più irriverente il Real capisce troppo tardi perchè la Roma gliel'ha venduto: il giocatore è più una croce che una delizia adesso. Due gol in altrettante stagioni con i Blancos. Un disastro. E pensare che lui solo due anni prima aveva intenerito il Paese con l'inutile gol alla Bulgaria agli europei, la corsa verso Trapattoni e le succesive lacrime quando capisce che dall'altra parte hanno cucinato il biscotto. Sembra un bambino quando scopre che Babbo Natale non esiste. Adesso a malapena resiste 90 minuti. Avviene la svolta: il ragazzo vuole tornare un fenomeno.
Anche Miccoli vuole tornare a fare il fenomeno, ma in Italia. Nel 2007 realizzano i loro sogni di nuova gloria: Palermo per Miccoli e Sampdoria per Cassano. Questo li accomuna: parte la rinascita. Entrambi arrivano a diventare capitani (Cassano solo in assenza di Palombo), ed entrambi diventano dei leader. Fantasia e gol per il primo, fantasia e assist (ed ancora qualche colpo di testa purtroppo) per il secondo. Il resto è storia recente.
Dovremo farne a meno però. A giugno vedremo se Lippi, vecchia volpe, ci avrà ancora visto giusto o se forse bisognava provarli. Per ora una cosa è certa: Fabrizio ed Antonio il mondiale se lo guarderanno dalla Tv, e tiferanno con gioia e, perchè no, anche con un pò di invidia.

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